I lavori iniziarono il 15 luglio 1931 per la seguente motivazione: "quel tratto di deviazione stretta e tortuosa che gli automobilisti devono percorrere per portarsi al "Gavia" è la causa per la quale la maggior parte di essi rinunciano a salirvi". (R.M. 1931)
Così il 15 luglio 1931 iniziarono i lavori su progetto di soci e consiglieri geom. Guido Levi e geom. Remo Segala, coordinati dall'instancabile Umberto Cattina, ispettore generale dei Rifugi. L'area di 40 000 metri quadri su cui oggi insistono il Rifugio, la Chiesetta e il Monumento ai Caduti fu ceduta generosamente dal Comune di Bormio.
I lavori furono appaltati all'impresa Pietro Faustinelli fu Martino di Pezzo con la quale erano impegnati venti operai.
In quell'estate del 1931 non si poterono ultimare i lavori perchè i fondi non erano sufficienti così che si dovette limitare "all'ossatura principale, cioè alla parte muraria, alle travature per i solai e al tetto".
Si era aggiunto il maltempo, tanto che il primo di settembre gli operai lasciano il rifugio dopo una stagione inclemente durante la quale vi furono solo 30 giorni lavorativi su 45 e ben quattro nevicate.
Maggior fortuna con tempo si ebbe nell'estate del 1932 durante la quale il Rifugio Berni fu ultimato e potè aprire i battenti al pubblico già nell'estate del 1933.
Il Rifugio fu dedicato al Capitano Arnaldo Berni, mantovano, eroicamente caduto in una azione di guerra sul S. Matteo il 3 settembre 1918. Nel suo ricordo il padre comm. Archinto Berni diede un generoso aiuto alla costruzione del Rifugio e la Sezione del CAI di Mantova offrì l'arredamento della sala da pranzo. Il costo del fabbricato, escluso l'arredamento, fu di 48000 lire attualizzabili all'incirca in 50000 euro.
L'inaugurazione, il 30 luglio 1933, fu una grande festa: si stimarono oltre mille persone intervenute, furono contate 150 automobili provenienti da molte città lombarde e oltre. Don Esti celebrò la messa sull'altare improvvisato davanti al Rifugio rievocando le vicende di guerra e la figura del Capitano Berni e del suo Battaglione Sciatori Monte Ortler di cuoi fu Cappellano.
Da allora ad oggi il Rifugio ha subito numerose modifiche e miglioramenti che lo hanno portato dalla iniziale capienza di 20 posti letto a quella attuale di 58.
Seguirono fino al 1959 un susseguirsi di gestioni diverse fino al regno dei Bonetta. Prima il padre Giuseppe, guida alpina fra le più anziane dell'Ortles Cevedale, con un curriculum di tutto rispetto: ha scalato ben 209 volte il Tresero ed è un profondissimo conoscitore di tutto il Gruppo; è stato amico del Capitano Berni.
Dal padre il Rifugio passa, nel 1967, al figlio Mario, pure lui guida alpina molto esperto del Gruppo, che lo tiene fino al 2009 giusto al compimento dei 50 anni di regno. Ed ora alla figlia Elena con il marito Silvano e figli a seguire la strada così onorevolmente tracciata dai suoi famigliari.
Testimonianze oggi possono essere rivissute presso il Museo Vallivo di Valfurva "Mario Testorelli", qui di seguito qualche foto inerenti all'ultimo riallestimento. Scopri di più qui su orari di apertura al pubblico.